Archivio mensile:novembre 2020

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Carlo Verdone, 70 anni un sacco belli

Ci sono compleanni che diventano una sorta di celebrazione collettiva. E’ stato il caso dei 70 anni di Carlo Verdone, festeggiatissimi com’è stato giusto, in tv e sul web. Ripercorrere la carriera dell’attore romano, per chi appartiene alla mia generazione, diciamo 50 e dintorni presi alla larga, ha, come direbbe Gino Paoli “Il gusto un po’ amaro di cose perdute “. Il gusto un po’ amaro sì ma dolcissimo nel rivivere decenni volati via, aimè, troppo velocemente. Dal ricordo degli esordi di Verdone, alla fine degli anni 70 in un programma cult come Non Stop, vera e propria fucina di talenti come Troisi e la sua Smorfia, I Giancattivi di Francesco Nuti, i Gatti di Vicolo di Mirali e tanti altri . E poi i grandi successi cinematografici degli anni 80. Film che entravano di diritto nel repertorio dei racconti con gli amici durante le ricreazioni scolastiche o seduti attorno al mitico muretto, il nostro Facebook dell’epoca. E in quei racconti trovava sempre posto la galleria dei personaggi “verdoniani”, Furio il pedante marito, Enzo il coatto di un sacco bello, Pasquale Amitrano lo sfigato migrante,Mimmo il bamboccione presente in in tanti film di Verdone. Con loro alcuni caratteristi che sono entrati nel cuore dell’immaginario popolare. Il sanguigno Mario Brega che agitava i pugni da vero comunista o che raccontava delle sue epiche scazzottate intercalate dall’inimitabile “anfame!” La Sora Lella, simpaticissima nonna, custode della saggezza popolare come tutte le nostre nonne. Grazie Carlo per questi anni “un sacco belli” e per il futuro, come il Manuel Fantoni di Borotalco, siamo pronti a imbarcarci con te da Genova su un cargo battente bandiera liberiana e fare due volte il giro del mondo.

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Non perdonarci piccolo Joseph

Piccolo Joseph , piccolo angelo morto nelle acque gelide del Mediterraneo tra le urla disperate di tua madre. Ora siamo tutti qui a chiederti scusa, ma tu le nostre scuse non le dovresti accettare. Non so se a sei mesi hai davvero compreso quello che di terribile ti stava accadendo. Se avessi avuto sei anni forse avresti pensato che stavi per vivere un’avventura, una favola, di quelle che ti raccontano la mamma, il papà o i nonni per farti addormentare. Quelle storie dove i mostri alla fine scappano via. Non hai avuto il tempo di ascoltarle quelle favole, ma i mostri si li hai conosciuti e non sono andati via. Quei mostri dai vestiti eleganti, gli uomini e le donne che governano l’Europa, incapaci di decidere su tutto e di aiutare chi veramente soffre. I mostri da tastiera, che hanno avuto l’osceno coraggio di vomitare, dal web, odio e insulti su di te e su tua madre. La vostra colpa è stata quella di cercare un futuro migliore per scappare da fame e guerra. I mostri siamo anche noi: pronti a indignarci a intermittenza ma incapaci di rinunciare realmente alla nostra zona di conforto, alle nostre calde certezze. La rabbia presto svanirà e torneremo a parlare del nulla ma nel frattempo altri piccoli Joseph moriranno atrocemente nelle acque del Mediterraneo. Io ho la fortuna di affacciarmi ogni giorno su questo mare che è meraviglioso ma troppo pieno di lacrime. Di lacrime che noi non sappiamo più riconoscere. Per questo non devi accettare le nostre scuse ,piccolo Joseph, e non ci devi perdonare per il senso di umanità che oramai abbiamo perduto.

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Salviamo le librerie, luoghi dell’anima e della mente

È in difficoltà una delle librerie più famose del mondo. Shakespeare & Co. di Parigi, luogo di culto e meta di pellegrinaggio da parte di francesi e turisti, un tempo frequentata da personaggi come Hemingway e Scott Fitzegarld. Iconica è la sua vetrina, immortalata spesso sui social. La crisi del settore, gli effetti del Covid e soprattutto la concorrenza degli online store hanno fatto crollare il fatturato e spinto la proprietà a lanciare un vero e proprio appello online per salvarla. Stessa storia per l’altrettanto storica e famosa Strand Book Store di Manhattan a New York. Sono notizie, figlie del nostro tempo certo, ma che generano sentimenti di inquietudine e tristezza. Sì perché le librerie non sono semplici attività commerciali ma veri e propri luoghi dell’anima, rifugi confortevoli nei quali trovare riparo dal mondo cinico e baro che ci circonda. Trascorrere del tempo in libreria, perdersi tra gli scaffali alla ricerca di autori e generi preferiti, sospende il tempo piacevolmente, nutre l’anima e la mente, anche se mette pericolosamente a rischio i nostri già risicati budget. Ma, se ci fate caso, è al bancone delle novità librarie che si celebra la vera e propria epifania del lettore. È lì che l’amante dei libri, viene preso, citando il grande Battiato, da una sorta di “rapimento mistico e sensuale” e instaura un vero e proprio gioco di seduzione con i volumi, pronto a lasciarsi conquistare da una bella copertina, da un titolo coinvolgente. E vuoi mettere poi l’odore dei libri e il piacere di sfogliarli una prima volta : è qualcosa che sconfina quasi nell’erotico. Vorremmo allora lasciare questo rito di seduzione ad un clic online e alle mani anonime di un corriere? No di certo! Comunque l’ultimo DPCM lascia aperte le librerie anche nelle zone rosse, e allora se dobbiamo, come deve essere, rispettare il nuovo lockdown almeno possiamo viaggiare con i libri ed è un viaggio che, vi assicuro, è sempre bellissimo. Salviamo le librerie, allora, nostri rifugi e luoghi dell’anima e della mente.

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I baci ( e gli abbracci) rubati dal Covid

Maledetto Covid per uno, cento, mille motivi e, tra questi, quello di negarci l’espressione della nostra affettività, il compiersi di quei gesti di amore, affetto e amicizia che sono il dolce contorno della nostra vita di relazione. La paura e la giusta prudenza rischiano di rendere uno sbiadito ricordo il calore dei baci, di quelli più casti, così come di quelli più passionali. Come si farà ora per azzardare un primo bacio e sigillare un amore che nasce? Ci mancano gli abbracci con i quali ci leghiamo a chi ci è caro e finiremo per avere nostalgia anche delle pacche sulle spalle, persino di quelle rudemente virili alla Cannavacciuolo, per intenderci. E allora che dire delle mascherine, che ci negano la gioia di dare e ricevere luminosi sorrisi. Siamo divenuti ormai gli avatar di noi stessi, esseri virtuali che hanno relazioni virtuali e che per salutarsi improvvisano goffe danze da improbabili uccelli in amore, sfregandosi i gomiti o i pugni oppure, secondo l’ultima tendenza, battendosi il petto quasi in segno di costrizione. Intendiamoci, dobbiamo farlo, dobbiamo rispettare le regole, finché questo incubo non svanirà . Per il momento, e per quel che è possibile, proviamo a consolarci con l’arte e la cultura. Magari rileggendo gli immortali versi scritti da Edmond Rostand: “Ma poi che cosa è un bacio? Un apostrofo roseo messo tra le parole t’amo; un segreto detto sulla bocca;un istante d’infinito che ha il fruscio di un’ape tra le piante; una comunione che ha gusto di fiore; un mezzo per potersi respirare un po’ il cuore e assaporarsi l’anima a fior di labbra!“
In questo periodo siamo tutti come Rossana e sospirosi attendiamo che tornino presto quei baci e con loro anche gli abbracci, i sorrisi e la serenità perduta.

di Pippo Gallelli

Nella foto il celebre “bacio” di Francesco Hayez reinterpretato dallo street artist TvBoy