Archivio mensile:gennaio 2021

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Sami Modiano, il ricordo necessario e la speranza nel futuro

Nei giorni scorsi a Roma un signore di 90 anni ha ricevuto il vaccino anti covid. Dov’è la notizia, direte voi ? Nell’approssimarsi del Giorno della Memoria voglio parlarvi di lui, di Samuel Modiano, detto Sami, testimone della Shoah, sopravvissuto al terribile campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Difficile sintetizzare la sua storia, raccontata anche in alcuni libri. Sami frequentava la terza media a Rodi quando nell’estate del 1944 fu deportato nel tristemente celebre lager. Era destinato alla camera a gas, ma miracolosamente si salvò in più occasioni. L’ultima mimetizzandosi in un cumulo di cadaveri per poi trovare rifugio in una casa dove si nascondevano altri superstiti, tra i quali Primo Levi e Pietro Terracina. Ogni nostro anziano, al di là di alcune ciniche considerazione ascoltate in questi mesi, rappresenta per noi un affetto immenso ed è custode di preziosi ricordi di vita. Sami Modiano è testimone di una memoria, tremenda, collettiva e il fatto che si sia vaccinato lega simbolicamente due tragedie profondamente diverse tra loro, ma che hanno sconvolto, e sconvolgono ancora l’umanità. Quella attuale , la pandemia, causata da un virus, e la Shoah generata dai germi umani, non ancora debellati, del razzismo, dell’intolleranza e della violenza efferata. Il fatto che Sami abbia ricevuto il vaccino è un segno della pervicace volontà dell’uomo di uscire dai suoi periodi più bui, tenendo sempre accesa la fiamma della speranza. Nel caso di Modiano questa speranza si accompagna alla volontà di tramandare il ricordo di quello che non deve essere dimenticato, affinché non si ripeta più. A volte dal dolore più terribile l’uomo sa rinascere e sperare. Lo pensava una giovane ragazza che si chiamava Anne Frank e che nel suo celebre diario scrisse: “Partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità.”

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Il canto delle balene azzurre, il mondo che dobbiamo salvare

Una nuova popolazione di balenottere azzurre di cui si ignorava la presenza è stata scoperta di recente nell’Oceano Indiano nord-occidentale. Il gruppo di cetacei è stato individuato grazie al loro canto, registrato dai ricercatori. Il branco finora ignoto di balene , ha un suo suono caratteristico: una ballata lenta e urlante che è diversa da qualsiasi canto mai descritto prima. Ogni popolazione di balene blu ha un suo canto caratteristico e finora ne sono stati documentati almeno una dozzina Come ha spiegato in un articolo del New York Times Salvatore Cerchio, biologo di mammiferi marini presso l’African Aquatic Conservation Fund in Massachusetts, “è come ascoltare canzoni diverse all’interno di un genere – Stevie Ray Vaughan contro B. B. King”. “È tutto blues, ma al suo interno si possono riconoscere diversi stili”. È bellissimo e poetico pensare che in fondo all’Oceano si tengano delle session di blues nella quali le balene intonano il loro canto struggente e dolcissimo. Viene da pensare allora a quanta meraviglia e a quanto stupore la natura può ancora riservarci. Quello che ci è accaduto negli ultimi dodici mesi ci ha dimostrato però che l’uomo non è onnipotente nei confronti dell’ambiente che lo circonda. Stanchi di lokdown vorremmo tutti tornare a vivere il mondo, a viaggiare e scoprire ma prima di farlo dovremmo chiederci se meritiamo davvero tanta bellezza e facciamo davvero abbastanza per preservarla e far sì che le balene cantino ancora le loro magiche melodie marine.

Foto di Torulus da Pixabay

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Giuseppe, l’infermiere che ci da una ricetta sulla speranza

Ed eccoci nel tanto agognato 2021 nel quale siamo entrati con entusiasmo ma anche con la circospezione di chi entra in un tunnel ancora non completamente illuminato, nel quale però si intravede la luce dell’aspirata uscita. Da dove ripartire allora per tracciare la road map della nostra speranza: un suggerimento ce lo ha dato Giuseppe Pungente, il trentaduenne infermiere del reparto di Pneumologia dell’ospedale di Ostuni che ha pensato bene di scrivere sulla tuta di servizio, la
proposta di matrimonio per la sua fidanzata. “Carmelì, mi vuoi sposare? Sì, no” si legge in primo piano nella foto postata su Facebook nella quale ha taggato la destinataria della proposta e che ha fatto, poi, il giro del web e dei media. C’è da dire che l’infermiere è da mesi in prima linea nella lotta contro il Covid, al quale era risultato anche positivo, ed è stato tra i primi a essere vaccinato nei giorni scorsi. Alla stampa incuriosita l’infermiere ha pronunciato parole di grande saggezza: “Ho maturato l’idea che la vita vera è fatta di piccole e semplici cose, come gli amici più cari, la famiglia d’origine e quella futura”. Giuseppe ci indica da dove ricominciare, riassumendo la lezione che questo anno ci ha impartito e che, forse è rimasta inascoltata: la necessità di riassaporare appieno la gioia e il senso reale dei sentimenti, degli affetti, dei valori più semplici, quelli che diamo per scontati e ai quali a volte non riusciamo a dare voce. Che sia giusta o no tale considerazione, questa storia ha, comunque, un happy hending per il nostro simpatico infermiere perché Carmelina a stretto giro di posta, anzi di post in questo caso, ha detto sì alla proposta di matrimonio. Auguri ai futuri sposi e a tutti noi per il 2021 che ci attende!

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Storie del 2020 per il nuovo anno che comincia

Gesti, parole personaggi da tre storie per salutare questo “jellato” 2020, e guardare con speranza all’anno che sta per arrivare. Comincerei da Joe Biden che si è vaccinato contro il Covid in diretta televisiva. “Fatelo tutti, è sicuro”, ha detto il neopresidente americano aggiungendo: “Questo è solo l’inizio per porre fine alla pandemia”. Biden magari non ha il carisma di Kennedy o di Obama, ma ha già compiuto un gesto forte da leader responsabile. Non è da poco dopo gli sfaceli compiuti da chi lo ha preceduto. Perdonate il volo pindarico ma vorrei poi citare un uomo della mia terra, Rino Gattuso, che ha parlato in un’intervista della sua malattia all’occhio, la miastenia, tornata ad affliggerlo per la terza volta in dieci anni, rendendo difficile il suo lavoro di allenatore e costringendolo a indossare una vistosa benda all’occhio e degli occhiali speciali. “Voglio fare un appello a tutti quei ragazzini che non si vedono belli – ha detto Ringhio – la vita è bella e bisogna affrontarla senza paura, non bisogna nascondersi. L’occhio andrà al suo posto e sarò più bello il più presto possibile”. Parole esemplari di coraggio, da un personaggio che si è dimostrato ancora una volta un campione nella vita oltre che nello sport. Infine, ma non da ultimo in importanza, voglio parlarvi di un pollice che si alza in segno di ok, un gesto semplicissimo che diviene eccezionale e commovente se a compierlo è Alex Zanardi. La notizia, infatti, è che migliorano le condizioni di questo campione che sta lottando per superare l’ennesimo e terribile incidente della sua vita. Il Campione paraolimpico che oltre al gesto di ok stringe la mano a richiesta e sente cosa gli viene detto. Miglioramenti che fanno sperare nel recupero e che testimoniano il tenace attaccamento alla vita di Zanardi. La responsabilità di Baden, il coraggio di Gattuso, la voglia di vivere di Zanardi, nonostante tutto. Tre esempi e tre sentimenti che vorrei ci accompagnassero nell’anno che verrà, dopo tutto quello che abbiamo passato nel 2020. Che sia questo per tutti l’anno della rinascita e del ritorno alla normalità!